Analisi Pluviometrica Lipari

Analizzando gli annali idrologici (Osservatorio Acque Regione Sicilia), nel periodo compreso tra il 1956-1999, si ricava che la piovosità dell'isola di Lipari, rilevata dalla stazione pluviometrica di Monte S.Angelo, è mediamente pari a 630 mm/annui per metro quadro. 
Questo dato depurato del 60% in evaporazione, il 20% in ruscellamento superficiale, possiede soltanto il 20% d'infiltrazione efficace, che può essere utilizzato a scopi di approvvigionamento. Se rapportiamo questo dato all'estensione della superficie permeabile dell'isola, si può calcolare che la risorsa idrica teorica e disponibile nel sottosuolo dell'isola di Lipari ammonta a quasi 5 mila di metri cubi annui.

1 mm = 1 litro di pioggia su una superficie di 1 metro quadro
630 mm = 630 litri/mq
630 L/mq x 0,2 = 126 L/mq
126 L/mq x 37600 mq = 4737600 L
4737600 L = 4737,600 mc

I dati riportati possono far riflettere sui possibili interventi di sfruttamento delle acque meteoriche, come pozzi o sistemi di raccolta, tempi a dietro usati, ma oggi destinati ad altri usi.
Ritornando al valore di 630 mm/annui possiamo affermare che si tratta di un dato di tutto rispetto, soprattutto, se paragonato al 1116 mm di Cavagrande (CT), 887 mm di Montalbano (ME), 420 mm Casteldaccia (PA), 537 mm di Modica (RG), 774 mm di S.Stefano di Quisquina (AG), nei quali l'acqua, attraverso il processo d'imbottigliamento, è diventata una fonte di guadagno. Ovviamente nel territorio eoliano a causa dell'elevata permeabilità dei terreni (proprietà dei litotipi del sottosuolo), raramente si hanno le giuste condizioni per trattenere e regimentare il deflusso delle acque d'infiltrazione. Sin dall'antichità, però
, le sorgenti d'acqua potabile dell'isola sono sempre state scarse, in termini di portata, ma comunque presenti in determinate aree. E' noto che a Lipari vi erano due importanti sorgenti di acqua potabile, molto sfruttate dagli abitanti Liparesi sia per portata sia per la qualità delle acque: quella di Madoro (a pochi centinaia di metri dall'abitato di Varesana Sopra), e quella di Bagnosecco (lungo il sentiero Caolino-S.Calogero), entrambe situate sul versante Ovest dell'isola e, purtroppo, oggi poste in un stato di abbandono. In quest'area è, quindi, evidente un sottosuolo idoneo alla formazione di sorgenti d'acqua potabile e termale (quest'ultima proveniente da livelli più profondi). Sono presenti rocce permeabili per prevalente porosità, terreni detritici lapidei intensamente fratturati e in stato di erosione accelerata, tufo bruno /grigio, piroclastiti con assetto caotico, depositi marini, colate di lava a vario chimismo.
La giusta alternanza stratigrafica di rocce permeabili (ignee, sedimentarie e prevalentemente calcaree) e impermeabili (con prevalente frazione argillosa-marnosi), permette la formazione di falde acquifere e la creazione di sorgenti e pozzi artesiani.
Mi domando: perché non dare la dovuta attenzione alle due sorgenti suddette, oggi abbandonate?
Ridare nuova luce alle vecchie sorgenti, ripulendo la zona dalle sterpaglie e ripristinando le vasche (ammesso che la vena d'acqua sia ancora attiva) potrebbe contribuire ad aumentare i punti d'interesse naturalistico sia per gli eoliani sia per i numerosi turisti che vengono alle Eolie per stare a contatto con la natura.

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